Sapevi che la Generazione Z è più simile ai Baby Boomer piuttosto che ai Millennial? Questo porterà, nel breve termine, all’evoluzione di uno dei paradigmi che caratterizzano la vita dei Millennial: ecco qual è il futuro della Sharing Economy.
Sulla base dei dati emersi dalle nostre indagini continuative su insight, trend, stili di vita e abitudini di consumo abbiamo individuato l’evoluzione del fenomeno che ha fatto evolvere il concetto stesso di economia.
Largamente diffusa tra le nuove generazioni, l’economia peer-to-peer consiste in una svalutazione della proprietà privata a favore della condivisione tra pari di oggetti, luoghi ed esperienze, eliminando l’intermediazione di altri soggetti esterni.
Questo modo di vivere il possesso dei beni ci rimanda ad un altro trend che sta influenzano soprattutto lo stile di vita dei più giovani: la dematerializzazione. Particolarmente apprezzato dalla generazione dei Millennials, i quali considerano le esperienze – più che il possesso di oggetti e cose – un vero e proprio status symbol.
In Italia, questo fenomeno raggiungerà anche livelli superiori ad altri paesi europei: l’Università Niccolò Cusano ha stimato nel 2016 una crescita per il 2025 delle transazioni fino a 300 miliardi di euro e le maggiori potenzialità di espansione riguarderanno i servizi legati al turismo.
Ad oggi il 10% delle piattaforme collaborative riguarda il turismo.
Questo settore sta infatti beneficiando maggiormente delle opportunità offerte dalla sharing economy, in particolare grazie al consolidamento di nuovi player come AirBnB e Uber, che hanno abilitato le relazioni peer to peer micronizzando di fatto l’offerta turistica mondiale, oggi non più solo legata a hotel e strutture ricettive.
Il paradigma di riferimento del settore turistico è ormai cambiato completamente: sempre più persone affittano temporaneamente la propria casa o portano in giro altre persone con l’auto di proprietà, diventando a tutti gli effetti concorrenti di hotel, tour operator e tassisti.
Anche in Europa la sharing economy ha tassi di sviluppo impressionanti. Pensiamo alla condivisione di servizi on demand e al fenomeno della sharing mobility portato in auge da realtà come BlaBlaCar e MobiPark. Ormai molto diffusi e utilizzati nelle grandi città europee (e mondiali), questi servizi erano impensabili fino a 15 anni fa (car, bike e scooter sharing, servizi di taxi alternativo, ecc.).
Se consideriamo inoltre le potenzialità di collaborazione e scambio di oggetti online oggi disponibili (prestito temporaneo e retribuito di oggetti tra persone, piattaforma collaborative, ecc.) questo rende evidente la forza economica di questo macro trend ormai consolidato.
Secondo l’economista americano Jeremy Rifkin, l’affermazione dell’economia di scambio è un evento di portata storica, che ha lentamente acquisito il medesimo peso dei due sistemi nati nel Diciannovesimo secolo: capitalismo e socialismo.
Rifkin sostiene inoltre che la sharing economy è figlia naturale del capitalismo, il quale deve necessariamente trovare il modo di coabitare con quest’ultima, perchè oggi non conta più solo il possesso di beni e servizi ma la possibilità di scambiarne l’uso. Nonostante ciò, l’economista sostiene che alla fine capitalismo e sharing economi si influenzeranno a vicenda, dando vita ad un ibrido in cui le due forme economiche saranno costrette a convivere instaurando relazioni stabili.
I ragazzi della Generazione Z hanno alcuni atteggiamenti dicotomici, in parte tipici della loro giovane età, in parte del modo di essere delle persone di questa generazione:
questi aspetti portano la Generazione Z a ricercare nuove soluzioni che consentano di possedere oggetti status symbol anche senza acquistarne l’intera proprietà, ma garantendosi l’uso in esclusiva.
A differenza dei Millennials, che si sono distaccati dal concetto di proprietà privata divenendo i fautori della sharing economy, la Generazione Z la sta riportando in auge.
L’ambizione di acquistare un’auto o una casa di proprietà rappresenta per i giovani della Generazione Z un indizio di maturità e indipendenza: il possesso torna ad essere un vero e proprio status symbol, più che una semplice ostentazione della capacità di possedere qualcosa di costoso.
Quello che la Generazione Z vuole infatti dimostrare quando possiede un oggetto, è sia l’impegno economico dietro al suo acquisto, sia la capacità di sapersi distinguere dagli altri rendendosi così originali e unici possedendolo.
Se la generazione dei Millennial, che si compone principalmente di lavoratori precari, utilizza gli oggetti nel momento del bisogno senza acquistarli, la Generazione Z sta facendo evolvere il concetto di sharing economy verso nuovi servizi, che garantiscono l’utilizzo esclusivo degli oggetti ed il loro possesso 24/7, anche se non se ne ha l’assoluta proprietà. Ad esempio come avviene con il leasing per privati: possiedono la macchina che non è di proprietà e rimandano la decisione definitiva dell’acquisto.
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